Storia di una Fava

Fava della Focaccia della Befana

Ieri mattina, giorno dell’Epifania, mi lavo, mi vesto, metto la mano in tasca e trovo 15 euro.

Evviva, penso.

Con Marta andiamo a pranzo da sua mamma, dove ci aspettano anche la zia e la nonna. A fine pasto, com’è usanza da noi, tagliamo la Focaccia della Befana. La fava stava nella mia fetta. Evviva, penso.

Secondo la tradizione piemontese, questo significa 2 cose: 1) per me sarà un anno fortunato; 2) perchè ciò si verifichi, mi tocca pagare la focaccia. Nessun problema: costa esattamente 15 euro. Evviva, penso.

Marta, che è saggia, mi suggerisce di conservare la fava e fotografarla, per aumentarne la potenza. Non si sa mai, la posto anche su Instagram e Facebook.

Verso mezzanotte, ormai a letto, mi riguardo la mia fotina e penso: chissà se qualcun’altro, da queste parti, ha come me trovato la fava, e come me l’ha fotografata e come me, non pago, ha deciso di instagrammare la sua fortuna per condividere questo momento col mondo intero? Spinto da questo desiderio, vado a a seguire l’hashtag #fava contenuto nella didascalia della mia foto. Si apre un mondo.

Lì per lì mi dico, caspita, è pieno di compaesani che si fotografano con la fava, e io che pensavo che i Piemontesi fossero gente schiva. Allora vado ad aprire qualche foto per vederne la provenienza geografica esatta. Marta, d’altro canto, mi diceva che nel Monferrato questa usanza non c’è, e volevo verificare che fosse Torinese e delle valli. Apro a caso e leggo i commenti. Lingua strana…potrebbe essere piemontese? Non credo. Potrebbe essere Spagnolo! Forse, ma non mi quadra. Un momento, potrebbe essere Occitano…o Provenzale! Ok, penso, è Catalano.

Chi mi conosce sa che la mia familiarità con le lingue è scarsa o nulla, così seguo il simbolino della localizzazione su alcune di queste foto, e vengo effettivamente trasportato a Barcellona. Da loro il dolce si chiama Tortell de Reis.

Capisco che il colpo di fortuna (il primo di una lunga serie, quest’anno, è ovvio), sta nel fatto che #fava in italiano e catalano si scriva (e si dica?) allo stesso modo (in spagnolo: haba). E questo mi ha facilitato orrendamente le cose.

Nel frattempo un’amica che si trova a Parigi mi scrive che lei ha trovato la fava nella Galette de rois. Adesso le tocca regalarla a qualcuno.

Sempre più confuso, continuo a guardare foto catalane e francesi, in mezzo a cui ne trovo solo un paio localizzate a Torino e dintorni. Confermando per altro le mie aspettative sulla bugianenità dei compatrioti. Qualcuno aveva anche fotografato la storiella catalana stampata, in versi (sempre più difficile, signori), che spiegava mitologicamente la tradizione. Traduco con l’ausilio di Marta che nel frattempo mi ha raggiunto per dormire.

Ebbene, il Tortell catalano contiene due fave, una vera e una in ceramica colorata. Chi trova quella finta è incoronato Reis, chi trova quella vera… beh, paga la focaccia.

Seguendo l’hashtag #feve per intercettare i cugini francofoni, capisco dalle foto che da loro, della fava, rimane solo il nome. La bacheca è infatti piena di pupazzetti, che evidentemente si trovano all’interno del dolce, e chi li trova diventa rois.

Cosa ci insegna questa storia? 10 insignificanti cosette:

  1. Per me sarà un anno fortunato
  2. Esiste una bella tradizione dell’Epifania che lega Piemonte, Catalogna e Francia
  3. Mentre Francesi e Catalani hanno sincronizzato questa usanza con quelle cristiane, introducendo la figura del Re (dai Re Magi), qui ce ne siamo bellamente fottuti.
  4. L’Epifania coincide con l’inizio del Carnevale
  5. Si possono fare interessanti (piccole) scoperte etnografiche utilizzando come sola fonte Instagram e come unico strumento uno smartphone, in meno di un’ora, dal letto di casa
  6. Il Catalano somiglia al Piemontese, boya faus
  7. Probabilmente la tradizione si è diffusa dalla Francia, dove oggi ha assunto il maggior grado di astrazione (la fava è stata sostituita con un pupazzetto, ed è sostanzialmente diventata un gioco)
  8. La focaccia della Befana costa parecchio e m’ha tocat pagar. D’altronde la fortuna, nel mondo popolare, non può arrivare dal nulla. E se arriva va condivisa con la comunità, anche simbolicamente
  9. Sono già in ritardo, con un post sull’Epifania scritto il 7 gennaio
  10. Fotografate la vostra fortuna, pagatela, condividetela e taggatela col proprio nome

Buon inizio d’anno

P.S. Nel pomeriggio di ieri ho giocato a tombola e poker. La mia vincita è stata di circa 15 euro.