25 aprile – ovvero Bella Ciao sotto censura

25 aprile. E ormai tra la tendenza, l’aria che tira e i propositi del nuovo governo, sembra quasi che ci si debba vergognare a festeggiare la Liberazione dal Nazifascismo…e le solite cazzate pian piano diventano senso comune, che i partigiani erano tutti ladri, assassini e stupratori, che i fascisti tutto sommato…e la storia si deve rivedere, finchè all’antifascismo vengono conferiti tratti di violenza, confusa con quella del terrorismo, in un enorme calderone che mischia il rosso del sangue a quello delle bandiere.
Che casino. La sinistra comunista non esiste più in Italia…e non so se essere contento o dispiaciuto. Contento perché tutto sommato era una forza “conservatrice”, non al passo coi tempi, e buona solo per fare opposizione. Ma dispiaciuto perché finisce un’epoca, finisce una storia, perché il sistema politico ora è sbilanciato, visto che non c’è più una sinistra radicale a opporsi diametralmente a una destra che invece rimane fiorente, in tutte le sue componenti più o meno inquietanti (mafioimperocapitalista, ex missinomilifascitarista, neo meriodionalofobonazipadanosediceltignorante). Intanto succede già che ad Alghero il sindaco di Centrodestra ha vietato alla banda di suonare Bella Ciao, perché sarebbe una canzone che divide…sì, divide i fascisti dai non fascisti, ed evidentemente questa contrapposizione non è ancora stata superata.
25 aprile. E Grillo proprio oggi organizza il suo V-day a Torino, quasi a fare concorrenza ai concerti per la Festa della Liberazione, che contemporaneamente si svolgono in piazza Castello. Che fastidio…Già per molta gente questa festa significa solo un ponte in più per andare al mare, i Tricolore appesi alle scuole fanno venire in mente solo i Mondiali del 2006, i valori della Resistenza sono cari solo più ai veterocomunisti (i 4 o 5 che sono rimasti)… e il rompiballe di turno organizza il suo giorno di  autocelebrazione, con tanto di superospiti, giusto per confondere un po’ di più le idee. Molti miei amici andranno a sentirlo predicare, mentre io lo sopporto sempre meno. Ma cosa vuole, pure lui? Finora l’unico obiettivo concreto che ha realizzato è far prendere più voti a Di Pietro che a Bertinotti…
25 aprile….e questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà…libertà…mi ricorda qualcosa…maledizione, e passi che da 15 anni non si può più incitare la Nazionale gridando Forza Italia, ma ‘sta storia del popolo delle libertà è veramente troppo!

Sidùn – per tutti i bambini di tutte le guerre

Sono un po’ in ritardo. Nel senso che fortunatamente il cessate il fuoco è stato attuato.

Però in questi giorni ho pensato molto alla guerra in Libano. Soprattutto dopo aver sentito qualcuno sparare atrocità sulla morte dei bambini innocenti, “tanto sarebbero diventati dei bastardi da adulti”, ingentilendo di molto le sue parole.

Probabilmente è vero, diventeranno dei bastardi. Certo, vivendo in un mondo disgraziato come questo, se hai 5 anni e non ti frega niente né della religione né delle questioni di stato e di denaro e un giorno ti vedi crollare la casa sotto i bombardamenti davanti agli occhi con dentro tua madre…certo, quel bambino da grande probabilmente diventerà un terrorista.

Ma il problema sta a monte.

In ogni caso, se posso capire chi giustifica l’attacco degli Israeliani agli Hezbollah, io non riesco a concepire come si possa, con qualsiasi idea politica, giustificare la strage di bambini innocenti.

Ricorro dunque alle parole di chi ha saputo, già 22 anni fa, rendere perfettamente il dolore che può recare una ferita di guerra di questa portata, proprio con la metafora della morte di un bambino finito sotto i cingoli di un carrarmato. Casualmente Fabrizio De Andrè e Mauro Pagani parlavano di Sidone, città libanese bombardata nell’82 dal generale Sharon.

Il lacerante coro, espressivo grido di dolore collettivo, che conclude una delle più belle canzoni mai scritte, mi fa tremare il cuore oggi più che mai.

Vi consiglio perciò di ascoltarla. Per ora vi copio il testo originale in genovese e una traduzione.

 

Sidùn 

(F. De Andrè – M. Pagani, Creuza de mà, 1984)

U mæ ninin u mæ
u mæ
lerfe grasse au su
d’amë d’amë
tûmù duçe benignu
de teu muaè
spremmûu ‘nta maccaia
de staë de staë
e oua grûmmu de sangue ouëge
e denti de laete
e i euggi di surdatti chen arraggë
cu’a scciûmma a a bucca cacciuéi de baë
a scurrï a gente cumme selvaggin-a
finch’u sangue sarvaegu nu gh’à smurtau a qué
e doppu u feru in gua i feri d’ä prixún
e ‘nte ferie a semensa velenusa d’ä depurtaziún
perchè de nostru da a cianûa a u meü
nu peua ciû cresce ni ærbu ni spica ni figgeü
ciao mæ ‘nin l’eredítaë
l’è ascusa
‘nte sta çittaë
ch’a brûxa ch’a brûxa
inta seia che chin-a
e in stu gran ciaeu de feugu
pe a teu morte piccin-a

  

Sidone 

Il mio bambino il mio,
il mio,
labbra grasse al sole
di miele, di miele,
tumore dolce benigno
di tua madre
spremuto nell’afa umida
d’estate, d’estate,
e ora grumo di sangue, orecchie
e denti di latte,
e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
con la schiuma alla bocca, cacciatori di agnelli
a inseguire la gente come selvaggina,
finché il sangue selvatico non gli ha spento la voglia,
e dopo il ferro in gola, i ferri della prigione
e nelle ferite il seme velenoso della deportazione
perché di nostro dalla pianura al molo
non possa più crescere albero né spiga né figlio.
Ciao bambino mio, l’eredità
è nascosta
in questa città
che brucia, che brucia
nella sera che scende,
e in questa grande luce di fuoco
per la tua piccola morte.
 

 

Sidone è la città libanese che ci ha regalato oltre all’uso delle lettere dell’alfabeto anche l’invenzione del vetro. Me la sono immaginata, dopo l’attacco subito dalle truppe del generale Sharon del 1982, come un uomo arabo di mezz’età, sporco, disperato, sicuramente povero, che tiene in braccio il proprio figlio macinato dai cingoli di un carro armato. (…) La piccola morte a cui accenno nel finale di questo canto, non va semplicisticamente confusa con la morte di un bambino piccolo. Bensì va metaforicamente intesa come la fine civile e culturale di un piccolo paese: il Libano, la Fenicia, che nella sua discrezione è stata forse la più grande nutrice della civiltà mediterranea. (Fabrizio De Andrè)

FdG in piazza: Addio Silvio, La STORIA siamo NOI

…Silvio che scappa dalle interviste, insultando il comportamento non liberale di "chi sta a sinistra"  perchè non gli si chiede cosa vuole lui…Maddai…lì per lì mi è venuto da ridere. Ma oh, ragazzi, siamo stati governati da un personaggio del genere per 5 anni…ma scherziamo? Un atteggiamento dittatoriale, con quell’arroganza, quella superbia di chi pretende che tutti gli dicano di sì.
Ma questa grazie a Dio è ancora una democrazia, e ci sono delle elezioni tra poco.
La Storia siamo NOI. E possiamo mandarli tutti a casa.
 
A proposito…Ieri sera grande concerto di Francesco De Gregori a Torino in occasione delle Paralimpiadi…mi sono divertito veramente tanto! Tutti mi dicevano "eh, ma degre dal vivo…cambia le canzoni, non ha voglia di cantare…" Ma no! A parte che lui si diverte, e si vede…Poi il bello sta proprio nel fatto che è tutto dominato dall’imprevisto: è vero, cambia i testi, ma sopratutto cambia le musiche, e questo ti rende più attento. Cercare di capire le canzoni ai primi accordi è una sfida…ti costringe a partecipare.
E chi si aspettava che iniziasse con tre pezzi da Titanic (la leva calcistica, titanic e L’abbigliamento di un fuochista) e che non facesse nemmeno un pezzo del nuovo album, neanche il singolo?
Al basso il mitico Guido Guglielminetti, il "capobanda", ci ha trascinato in un’atmosfera rockeggiante, in certi casi power anni ’80…insolita per il cantautore, ma non fastidiosa come mi sarei aspettato.
A parte il finale su una Buonanotte fiorellino decisamente assurda, giusto per mandarci a casa, devo dire che sono più che soddisfatto!
 
Poi che bella Piazza Castello piena di gente…
 
PS Ieri Fabio ha fatto 21 anni. Visitate il suo blog http://spaces.msn.com/UomoPerfetto/, ci sono tutti i resoconti delle nostre partite, e tutti i miei stupidi commenti.
 
…" E’ per questo che la Storia dà i brividi, perchè nessuno la può NEGARE…"