E poi si vedrà

Da molti mesi questo blog pare disabitato. Io sono vivo, solo che i pensieri, quando trovano il tempo di costruirsi, li tengo per me.

Intanto l’inverno si fa spazio tra un autunno poco convinto e un Natale che ci coglierà di sorpresa, come sempre. Io mi fermo un attimo a pensare, dopo un periodo piuttosto frenetico che non mi ha lasciato molto riflettere sul passato e sul futuro. Faccio i conti e scopro che non è andato male questo anno, ma come al solito mi ritrovo in bilico su un baratro di incertezze.  Un anno fa avevo più paura, nonostante avessi da poco condiviso lo stesso palco con Nada, per una manciata di minuti che vi ripropongo (e che vi sia d’augurio): Ave Maria di Fabrizio De Andrè

La musica in tutte le sue forme (soprattutto quelle del ragionamento su di essa) mi ha regalato qualche soddisfazione e molte delusioni, ma conservo una certa fiducia nel futuro, cosa rara di questi tempi. Aspetto che escano le pubblicazioni a cui ho collaborato, provo a risistemare i tavernacustica, batto nuove frontiere della professionalità paramusicale, mi rilancio nelle serate da ballo, accantono il sogno delle mie canzoni, concludo l’esperienza intensa e non sempre appagante del Servizio civile. E poi si vedrà.

Auguri a tutti.

P.S. Vi rendo partecipi di un altro bel momento del concerto dedicato a La Buona Novella, condiviso con i Perturbazione: Tre madri

Baccalà

I giorni di festa hanno significati rituali antichi e rinnovati cui ci sfugge il senso originario, e il loro mistero potente che accompagna da sempre la vicenda umana ci impone a volte di guardarci dentro e poi più in là del contingente. Così il Carnevale sovversivo, così la rinascita primaverile della Pasqua, così le sagre e i balli di fine estate, così il profondo sonno invernale sul crinale dell’anno.

Questo mio Natale mi pone domande, più che scelte (limitate per la mia generazione), spalanca una finestra gelida verso l’ignoto e poi la richiude subito. Non sono soddisfatto pienamente di quello che ho fatto, sento che devo dare ancora molto alle persone che mi stanno vicino e alle cose che faccio. La musica non è una strada, così mi dicono i saggi e i profeti della normalità. Volevo essere diverso, ma diverso da cosa? Posso continuare a suonare lo stesso, magari fare anche cose belline. Ma alla fine non ho combinato niente di importante, ormai vicino ai 30.

Dalla finestra, per un secondo, ho visto un futuro tranquillo, un lavoro da persona per bene, una serata tra amici, una chitarra (la fisa è in soffitta da tempo), e “ti ricordi quando suonavamo nei locali? era bello, ci pagavano una miseria, una volta sono stato sul palco con Nada, e poi ho conosciuto quel cantautore quando non era ancora famoso, eravamo giovani, poi il disco non l’ho mai fatto, non avevo i soldi, ora sì, ma non ho tempo, oh si è fatto tardi…”

Vi auguro un Natale sereno, il calore degli affetti, un anno imprevedibile, tutto quello che per me si può racchiudere in pochi accordi dissonanti e nei 3 chili di baccalà alla messinese che mi aspettano tradizionalmente per cena.