Ma sì, parliamo di Sanremo

Ma sì, parliamo di Sanremo… quest’anno lo spettacolone è stato un pò più sobrio rispetto alle pompose edizioni precedenti che spesso sfociavano nel kitch.

A dire il vero la conduzione di Morandi ha lasciato a desiderare: continue incomprensioni, errori, ritmi spezzati, scarsa professionalità nell’affrontare gli imprevisti della diretta…e le due vallette non lo hanno certo aiutato. Belen si è comportata abbastanza bene, ma la Canalis sembrava incapace di qualsiasi cosa. Pareva che fosse in tv per la prima volta, non ne azzeccava una. Luca e Paolo un pò troppo politicamente corretti, ma Sanremo è Sanremo e tutto sommato hanno fatto il loro dovere. L’intervento di Benigni non è stato fra i suoi migliori, ma gli si perdona tutto…e comunque c’è bisogno anche di supportare un patriottismo sano, una passione per il nostro complicato e magnifico paese al di là delle solite divisioni.

In tutto questo le canzoni hanno ritrovato una loro centralità, e secondo me il livello medio era più alto rispetto agli ultimi anni. Ho trovato imbarazzanti relativamente pochi pezzi: forse solo quelli di Max Pezzali, Luca Barbarossa, Al Bano e Anna Tatangelo. La canzone di Patty Pravo non era del tutto tremenda, ma lei è assolutamente insostenibile. Mi sono piaciute le canzoni di Madonia e Battiato, di Van De Sfroos e ho trovato interessante quella di Tricarico, peccato che non l’abbiano cantata gli Avion Travel. Quella di Vecchioni è molto bella, la mia preferita da subito. Credevo che vincesse il duo Emma-Modà (canzone tutto sommato ben costruita), seguito a ruota da Vecchioni, ma forse il fatto che il televoto pesasse un pò meno ha favorito il cantautore milanese. Oppure gli italiani non sono così pecoroni come li crediamo…che questa vittoria sia un segno dei tempi?

Chiamami ancora amore è un grido di speranza dolce e potente, una dichiarazione d’amore per l’umanità in pieno stile vecchioniano: non sembra scritta apposta per Sanremo, errore in cui cascano spesso anche i migliori.

Forse il professore ha ragione, la strada giusta potrebbe essere una canzone d’autore popolare, cioè esteticamente bella, capace di affrontare anche tematiche profonde ma non per questo pesante, noiosa e presuntuosa. Cantautori meno snob al servizio di un pop più raffinato, insomma. Ci proveremo.